martedì 17 marzo 2015

The Guest ovvero l'emancipazione di Dan Stevens

Dan Stevens l'ho conosciuto con Sense and Sensibility. Interpretava Edward Ferrars, personaggio non di grande appeal, buono come il pane, tendenzialmente fessacchiotto, ma leale.
E quindi era così:

Poi è arrivato Downton Abbey e l'amore.
Il caro cugino Matthew ci ha fatto soffrire parecchio, in tutti i modi immaginabili.
Prima con la storia con Lady Mary, prendi e molla, no adesso ho un'altra, non staremo mai insieme, non è giusto, il destino non ci vuole insieme, BOOM, dichiarazione sotto la neve.
Poi l'uscita di scena, dove ho tirato il più grande vaffanculo della storia telefilmica. Se quel Santo Stefano di 3 anni fa avete sentito qualcuno urlare quella ero io.
Ma Dan io t'ho sempre difeso. Me la sono presa con Giuliano (Fellowes) che avrebbe dovuto chiudere baracca e burattini. non di certo con te che avevi tutto il diritto di voler cambiare.
E quindi il cugino Matthew ce lo ricordiamo così, avvolto dai cuoricini: 

Poi arriva The Guest e si manifestano grossi problemi di concentrazione.
Ma Dan Stevens è stato sempre quel gran pezzo di manzo? E perché non ce lo hanno mai proposto appena uscito dalla doccia? Non è il caso di chiedere i danni perché noi dovevamo sapere e vedere prima? Altro che cuoricini, ormoni a palla!
The Guest sembra uscito direttamente dagli anni 80 (dove sarebbe diventato immediatamente film culto). Ha la musica, i neon, la solita storia sul patriottismo, halloween, la provincia americana, il biondo biondissimo.
E c'è David, il personaggio impersonato da Dan Stevens, che è quanto di più lontano si possa immaginare da Edward Ferrars e dal cugino Matthew. 
Non so se sono gli ormoni che parlano al mio posto, ma Stevens ha letteralmente spaccato: ambiguo, aggressivo, violento e totalmente psicopatico. Gli applausi durante la visione sono stati numerosi e devo dire che sono molto contenta che abbia accettato un ruolo diametralmente opposto ai precedenti, scrollandosi di dosso l'etichetta di bravo ragazzo (etichetta che ha riacquistato subito con il ruolo di Bestia, nel nuovo film disneyano La bella e la bestia). 
Il film ha talmente tanti momenti WTF, ben calibrati e tutti d'effetto, che diventa immediatamente imperdibile, e non pensate che la storia sia banale.
No, in realtà lo è. Il soldato che va a far visita alla famiglia dell'amico morto in guerra è storia trita e ritrita, ma i risvolti che ne derivano sono fuori di testa.
La giovane protagonista, Maika Monroe ha il giusto feeling con Stevens. Ma che ci frega della protagonista femminile! 

domenica 15 marzo 2015

Pensieri seriali #3

La seconda stagione di House of Cards non mi ha convinto al 100%. 
Per quanto sia una serie di indubbia qualità, dove Kevin Spacey e Robin Wright giganteggiano e sono in grado di far impallidire la stragrande maggioranza degli attori passati, presenti e futuri, la seconda stagione l'ho trovata un po' sottotono ed a tratti sul noioso andante. 
Ora sono alla sesta puntata della terza stagione e, per quanto non me la senta ancora di sbilanciarmi, posso dire che ci sono almeno un paio di episodi che rientrano nelle più belle puntate della serie. 
Il merito va anche a Lars Mikkelsen nei panni di Viktor Petrov (o Putin, a vostra scelta), in grado di impersonare un presidente russo gelido e viscido (inizio a sospettare che ci vada a nozze con questi tipi di personaggi, anche in Sherlock era perfetto nel ruolo). 
Claire è sempre più LO squalo, lasciando di parecchio indietro il caro marito; è in grado di fare il bello ed il cattivo tempo e di ottenere sempre quello che vuole, a qualsiasi costo. 
La 3x03 e la 3x06 mi hanno colpito tanto, ma mai come il finale della 3x04. 
Mi chiedo: c'è mai stata una scena così forte e sacrilega in una serie? Di certo non si può dire che non puntino sull'effetto shock. 


Da House of Cards ad Empire. 
Siamo tutti d'accordo sul fatto che sia una telenovela, giusto? Però quanto è figa? E quanto è brava Taraji P. Henson? Sì, ok, bravi anche tutti gli altri (Naomi Campbell, tu NO), ma Cookie Lyon sfigheggia in lungo e in largo e domina incontrastata. CHE DONNA!
Ammetto che la serie mi ha creato forte dipendenza, l'ho recuperata nel giro di un paio di settimane e già penso a come farò da settimana prossima senza i miei tamarri preferiti. 
E senza le canzoni con i testi più profondi in circolazione (ragazze, non vi preoccupate, Lucious è pronto a prendervi per mano anche senza manicure). 
Mi consolerò guardando in loop questo: 


Da una droga ad un'altra, questa ancora peggiore perché lo è diventata dopo solo 3 puntate. 
Della brutta gente su twitter mi ha incuriosito con mezzucci scorretti: mi è stato detto che Jon Hamm, Kiernan Shipka (che venero, l'adolescente meglio vestita dell'universo) e Dean Norris compaiono come guest star.
E mi ci sono fiondata immediatamente.
Unbreakable Kimmy Schimdt mette di buon umore, anche solo guardando il sorriso a 32 denti della protagonista.
Ha una storia fuori dalle righe, una sigla tormentone, e si ride! E una comedy e si ride! (che detta così sembra scontato ma no, il mondo è piene di comedy che invece di far ridere fanno piangere dalla bruttezza).
E c'è lo zampino di Tina Fey. E c'è Jane Krakowski.
Siete ancora qui? Su, a scaricare! 


sabato 7 marzo 2015

L'Inferno

Sin da quando ero un pre-adolescente ho avuto due regole:
1. Finire sempre il libro che si sta leggendo. 
2. Leggere prima il libro e poi vedere la trasposizione televisiva/cinematografica. 

Alla prima regola sono sempre stata fedele. Magari per finire libri che proprio non mi piacevano ci ho messo mesi o li ho temporaneamente accantonati per poi riprenderli in seguito, ma tutto sommato sono sempre riuscita a non sgarrare (l'unica eccezione, che a questo punto conferma la regola, è "Uno, nessuno, centomila", abbandonato dopo poche pagine senza alcuna intenzione di riprenderlo in mano. Si può dire che è la mia grande sconfitta). 

Per la seconda regola, nel corso degli anni, ci sono stati degli intoppi. 
In linea di massima i classici li ho sempre letti prima della trasposizione (e la BBC è stata di grande aiuto nel farmi una cultura), negli ultimi anni però ho disatteso troppe volte questa regola. 
E allora ho cercato di rimettermi almeno un po' in carreggiata ed anticipare le prossime uscite. 


Così, dopo la notizia del casting di Felicity Jones, ho comprato Inferno di Dan Brown
Felicity, cosa non si fa per te. 
Il caro, monotono, sempre uguale a se stesso Dan Brown, avevo già avuto modo di conoscerlo una decina d'anni fa con "Il codice Da Vinci" e "Angeli e Demoni". Con Angeli e Demoni è stata una corsa contro lo spoiler. Amico dell'epoca, stronzo fino al midollo che aveva già letto il libro, ha cercato per giorni di spoilerarmi e poi alla fine... E poi alla fine ci è riuscito. 
Ma i due libri tutto sommato mi era piaciuti, Il codice Da Vinci un po' meno. 

Ora qui io sono ad un quarto di "Inferno" e mi pare di leggere la fotocopia degli altri due. Sì, ok, è scorrevole e si legge in fretta, ma la noia è sempre dietro l'angolo. 
Felicity, è colpa tua. 

L'altro libro che ho intenzione di leggere è un romanzo che avevo giurato MAI, MAI E POI MAI, avrei letto. Profondamente segnata da Anna Karenina, Guerra e Pace era entrato di diritto nella lista nera. 
Tolstoj ed io non andiamo d'accordo, è un dato di fatto. Ho odiato ogni singolo personaggio di Anna Karenina, ho sperato morissero tutti, ho pensato che il caro Lev avrebbe potuto sintetizzare ed evitarci pagine e pagine di cose di cui frega meno di zero. E' l'unico caso in cui non ho fiatato per la scelta di Keira Knightley per il ruolo, perfetta per impersonare un personaggio che ho odiato. 

Poi la BBC che decide di fare una miniserie di Guerra e Pace, con Lily James, Aneurin Barnard e Gillian Anderson, ma soprattutto, sceneggiatura di (Saint) Andrew Davies. 
Le mie certezze vacillano, ho già provato una volta a comprare il mattonazzo e non l'ho trovato (cara Mondadori, si può non avere Guerra e Pace, di qualunque edizione?), in quel  momento l'ho preso come segno del destino e ho desistito, nonostante nel raggio di 200 metri ci siano altre 3 librerie. 
Ma lo comprerò. Se non doveste sentirmi più è perché sono morta sotto il peso del mattone. 

martedì 3 marzo 2015

Pensieri seriali #2



Credo di amare Phil Jennings e Matthew Rhys tanto quanto Don Draper e Jon Hamm. 
Ed il mio metro di giudizio per esprimere l'amore verso un personaggio va da 1 a Don Draper. 

Non che sia un amore saltato fuori dal nulla; Phil è sempre stato il più "sentimentale" tra i due. Se Elizabeth è fredda e totalmente dedita alla causa, e solo in rarissimi momenti tentenna, il marito è più riflessivo, più umano e tremendamente combattuto. I finali della 3x04 e della 3x05 il punto di svolta e l'amore definitivo. 
La quarta puntata ha avuto una colonna sonora da urlo con gli Yazoo, gli ultimi minuti con "Only You" entrano di diritto nelle scene preferite insieme a quella della 2x03 con Here comes the flood. 
Il finale della quinta è stato un pugno nello stomaco, con dialogo tra Phil ed Elizabeth capace di stritolare anche il cuore  dei più freddi. E il personaggio della giovane Kimberley sta tirando fuori il meglio della spia Jennings (almeno fino ad ora, non vorrei poi finisse nel sangue). 
Sono bravissimi, l'ho già detto, ma non è mai abbastanza. 

Paige si conferma la solita rompiballe, una Grace Florrick col cervello (perché già il parallelo sulla religione veniva facile, ora con la storia del battesimo la comparazione è naturale). Almeno Paige sembra figlia dei suoi genitori, Grace è talmente Disgrace che continuo a chiedermi come da due genitori come Alicia e Peter sia potuta venir fuori una figlia del genere. 



E' finito Wolf Hall. 
E se non lo avete visto vi siete persi un Mark Rylance, nei panni di Thomas Cromwell, sbalorditivo.
La miniserie si concentra negli anni dell'ascesa e caduta in disgrazia di Anna Bolena, qui rappresentata in tutta la sua antipatia. Se la versione di Natalie Dormer nei Tudors era più a sfondo sessuale (ok, parecchio, ma ehi, con due attori del genere erano più che giustificati), qui la cara Anne si vorrebbe prendere a sberle una puntata sì e l'altra pure.
Sei puntate che mettono in risalto una figura ancora poco raccontata e che qui ne esce assolutamente a testa alta.

Spiccano su tutti i minuti finali, costruiti con l'obiettivo di rendere ancora più tragico un evento sanguinoso e che mirano a far risaltare i drammi interiori e la sofferenza di Cromwell. 
E' stato da molti definito noioso, sicuramente non è una serie facile ma merita tanto. E c'è Damien Lewis che si dispera perché non riesce ad avere un figlio maschio! Se solo Enrico VIII avesse saputo che la sua Elizabeth sarebbe diventata la più grande sovrana d'Inghilterra! 


Da ormai un mese è finito anche Last tango in Halifax, serie BBC arrivata alla terza stagione. Continua ad essere una serie spensierata, con drammi non troppo seri (ok, alcuni sono seri ma hanno fatto fuori gente che non reggevo, quindi l'ho presa come una liberazione) e con una storia d'amore alternativa, forse non troppo alternativa per chi è abituato a C'è posta per te: due vecchietti che si sono amati durante l'adolescenza, si ritrovano.
La vedete quella a destra? Ecco, lei riesce a far impallidire anche Brooke Logan. SI FA TUTTI. In tutte le situazioni. Dai 18 ai 60 anni. Anche quando sta per sposarsi. TUTTI. 
E gli attori sono tutti molto molto bravi (d'altronde ci sono Derek Jacobi e Sarah Lancashire).
Rinnovata già per una quarta stagione, avremo modo di vedere Gillian, sempre quella a destra, continuare ad essere la Brooke Logan di turno.
Se cercate qualcosa da vedere di non troppo serioso, questo è quello che fa per voi! 

Novità: ho iniziato Empire e sono stata completamente travolta dai truzzi, la sensazione generale è quella di prendere a schiaffi i 3/4 dei personaggi. E spero che Cookie mi accontenti ed inizi a prendere a randellate gente random.